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Voci 2024 – Monte Sole, 1 – 3 novembre 2024

Eravamo in tanti di Comin (e dintorni) al festival VoCi di Montesole, durante il fine settimana di Ognissanti. È stata una esperienza molto bella sotto diversi aspetti e abbiamo voglia di farne un racconto a caldo, senza entrare troppo nel merito dei contenuti, anche perché sappiamo che potranno essere sintetizzati con più calma e precisione dal Cnca.

Ma cos’è VoCi – Volontari Cittadini?

Ci basta riportare il titolo per inquadrarne il senso. Voci si definisce Festival per la Pace e l’accoglienza. Quella di Montesole è la seconda edizione che si è data come titolo: GENERARE LEGAMI – Pace terra umanità. Eravamo a Montesole, nella Casa della pace, un luogo emblematico, nato per mantenere viva in tutti la memoria di eventi tragici: l’eccidio nazifascista avvenuto nell’autunno del 1944, che ha segnato per sempre questo territorio. Il contesto ha avuto in tutti noi una eco importante e ha connotato in maniera significativa quanto avvenuto in quel fine settimana.

Eravamo più di 100. Famiglie accoglienti o comunitarie con un significativo plotone di bambini, volontari, tra cui una ventina di giovani in servizio civile, qualche operatore … insomma un gruppo variegato anche per l’età dei presenti: la più piccola aveva 14 mesi, la più grande quasi 80 anni! Le attività svolte sono state diverse, a volte differenziate tra adulti e bambini o ragazzi a volte congiunte. Ma cosa raccontare di tutta la grande quantità di avvenimenti e parole che ci hanno colpito e arricchito? Tralasciando di parlare delle testimonianze, pur belle, in cui sono stati presentati contenuti, proposte, emozioni e esperienze, mi soffermo su tre o quattro momenti.

Molto bella e intensa la festa di venerdì sera. Anche se ho ormai una certa età e di cose simili ho avuto la fortuna di averne vissute molte, è stato ancora possibile meravigliarmi e gioire. Una festa condotta da alcuni ragazzi di Arte Migrante, che hanno avviato la serata con un paio di stimoli ed una canzone, poi la parola è passata a noi presenti, che eravamo stati invitati a portare un contributo sui temi del festival. Davvero toccanti i contenuti. Una signora ha letto un ricordo di Vittorio Arrigoni con il suo Restiamo umani; altre persone hanno letto poesie o testi di diverso genere, tutti davvero intensi; qualcuno una canzone come Il girotondo della guerra di De Andrè oppure il Disertore di Ivano Fossati e ancora una canzone di un gruppo di Canzo, i Sulutumana, che hanno cantato il ricordo di Moreno, ragazzo del loro paese ucciso nel 1991 su un ponte di Sarajevo. Faceva il panettiere e la canzone si intitola Di Pace e di pane. E oltre a questo tanto altro, al punto che ci siamo fermati solo perché si era fatto tardi, e noi vecchietti iniziavamo ad anelare il letto. Siamo stati tutti invitati ad appendere i contributi portati, quelli presentati come quelli che erano rimasti silenti. Sono stati fotografati. Se lo desideri, li puoi vedere cliccando su questo link. La serata si è conclusa su invito di Arte migrante con una danza popolare e, alla fine, cantando assieme La guerra di Piero.

Certamente poi non posso evitare di raccontarvi la visita di sabato mattina ad alcuni luoghi dell’eccidio nazifascista compiuta tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944. Divisi in tre gruppi con tre guide siamo stati accompagnati a rivivere i fatti e il loro significato. Abbiamo, tra gli altri luoghi, visitato i resti della chiesa e il cimitero di Casaglia dove più di 80 persone sono state mitragliate. Altre parole non servono: un ricordo indelebile, un insegnamento che porto con me, assai preoccupato dal fatto che anche oggi cose simili, anche se con forme diverse, stanno avvenendo senza che nessuno riesca a porne freno.

Una veloce menzione ai laboratori per grandi e per piccini. Agli adulti sono state proposte tre esperienze: il Caviardage, condotto dalla nostra Anna Costa, un laboratorio per educarci all’uso della voce e infine un’esperienza di corporeità attraverso lo psicodramma. Per ultima cosa voglio ricordare il prezioso rotolo di VoCi che ha raccolto le nostre parole durante il festival. All’inizio le aspettative, poi le sensazioni e alla fine quello che ciascuno si porta a casa. Adulti, ragazzi e bambini: in tanti hanno scritto sul rotolo le proprie parole, senza paura e senza remore. Anche i piccoli, portando davvero un contributo prezioso.

Ritorno al pensiero iniziale: eravamo in tanti di Comin e dintorni. Una cosa che mi ha colpito e rallegrato per più di un motivo. Certo in primo luogo la freschezza e l’arricchimento per l’incontro con nuove persone, nuove esperienze, nuove idee che molti custodiranno e che si diffonderanno tra di noi. Mi ha aperto anche qualche pensiero sul cammino futuro della nostra cooperativa. Ho infatti parlato di Comin e dintorni. Erano molte, tra i presenti, le persone collegate alla cooperativa senza farne parte in modo formale, eppur appartenenti in modo sostanziale e prezioso alla nostra storia. E su questo dobbiamo riflettere perché apre nuovi significati su quello che stiamo costruendo, con pazienza, giorno dopo giorno e indica strade nuove, che possono diventare feconde, per dare evidenza e valorizzare questa ricchezza. Concludiamo con qualche immagine, in attesa dell’album fotografico che il Cnca sta preparando e che promettiamo di diffondere assieme alla sintesi dei contenuti.