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Tracce – 30 anni al Filo d’Arianna

Il 7 giugno 2025 a Cassina Anna in quel di Bruzzano, il Centro Diurno per Minori ”Filo Arianna”,  per tutt* “Il Filo”, ha festeggiato il suo trentesimo compleanno. Una festa importante, aperta con I‘inaugurazione del murales a tema ”spazio”, portato avanti dal gruppo attuale di ragazz* del Centro e costruito grazie al progetto ”100 idee”. 

Dopo I’inaugurazione, la festa, a cui hanno partecipato famiglie, ragazzi e ragazze, educatori ed educatrici passati e presenti, è continuata fuori e dentro il Filo con una mostra di centinaia di foto che hanno ripercorso la storia trentennale del Centro, un aperitivo e la presentazione di un video realizzato dalle educatrici e dai ragazzi, in cui si intervistavano vecchi e nuovi educatori ed educatrici di questi trent’anni raccontando cosa quell’esperienza di Iavoro avesse rappresentato per Ioro.

Sia dalle interviste che dalle foto emergeva la narrazione collettiva di un Iavoro di cura che è mutato nel tempo per cambiamenti sociali e generazionali ma che tuttavia ha avuto delle costanti, un ”Filo rosso” dato dalla costruzione capillare di percorsi di vita individuali e di gruppo, fatti di piccoli, ripetuti riti quotidiani: i momenti del pranzo, dei compiti, dei giochi, delle vacanze, del baccano dei ragazz*, fissati sia nelle foto che nella memoria. Piccoli e grandi eventi di vita, attenzioni profonde, volte a costruire strumenti collettivi tra educatori, educatrici, ragazz* e famiglie per creare opportunità e pensiero anche nei luoghi segnati dalla fragilità e dal disagio. Un Iasciare traccia, un insegnamento (da: segnare dentro) collettivo sempre faticoso ma allo stesso tempo vitale con cui si accompagnano e si sono acconpagnat* per 30 anni adolescent* e bambin* in cammini volti a sperare e immaginare un futuro possibile anche lì dove I‘ombra era ed è più scura. Nel corso del pomeriggio ciò che è stato più emozionante e carezzevole è stato l’incontro con uomini e donne che erano passati dal Filo da ragazzini o bambini. Le Ioro testimonianze raccolte in varie interviste hanno raccontato di un luogo sicuro, dove essere ascoltati e raccolti, dove avevano imparato a stare con gli altri. “Il mio angolo di paradiso” ha detto una di Ioro. qualcuno ha raccontato che aveva compreso con il tempo e persino a posteriori I‘importanza del Filo nella sua vita, i semini e i segni lasciati come strumenti vitali.

Il 7 giugno stavano sul grande balcone del Filo, ormai adulti e adulte, qualcuno già con i propri figli e figlie, ridevano, raccontavano, parlavano, si scattavano una foto insieme e chi scrive li osservava silenziosamente. Si poteva notare che il Filo d’Arianna li aveva nutriti e tenuti, anche nelle fatiche e nelle sofferenze, Io abitavano ancora a distanza di anni comodamente, a Ioro agio, ancora come un luogo sicuro, una vera e propria casa. Per gli educatori e le educatrici i congedi dagli utenti sono sempre la sospensione di una storia di cui spesso non si potrà vedere I’evoluzione nel bene e nel male. Qualcosa si ferma, si cristallizza nella memoria sia che i saluti siano stati positivi o meno. Guardare quei giovani uomini e donne, in un pomeriggio estivo, è stato come avere la possibilità di sbirciare non di certo il lieto finale dopo il congedo, ma sicuramente positiva. Un capitolo in più di una storia che, con errori, fragilità e un ostinato esercizio di speranza pedagogica, si era contribuito a costruire. Sulle pareti di una stanza del Centro Diurno, nel corso degli anni I’artista Gabriele Sgrò insieme a ragazzi e ragazze attuali e passati ha ritratto i Ioro visi con un oggetto significativo per Ioro. In quella stanza, come nelle tantissime foto appese  in ogni dove e anche nascoste nei cassetti, tutta I’essenza di questa storia trentennale di cura: il tenere nel pensiero quotidiano e nella memoria tutti e tutte coloro che passano e sono passati. Il Ioro esistere concretamente in quel luogo e nell’azione di coloro che sono e sono stati coinvolti nella Ioro cura, contrastando così quella che Alice Miller definiva” una sconfinata solitudine psichica” che sempre produce un’incredibile sofferenza e disagio.

E tutto questo, insieme al molteplice intreccio di vite, è stato celebrato con emozione e allegria il 7 giugno in Cassina Anna.