LA NOSTRA STORIA
La cooperativa COMIN è stata fondata a Milano il 30 aprile del 1975. L’occasione concreta che ha dato avvio alla sua costituzione è legata alla storia dei “Villaggi SOS”.
In attesa che fosse realizzato il Villaggio SOS di Morosolo (VA), nel 1973 un nucleo composto da tre bambini e dalla loro “vice-mamma” fu temporaneamente alloggiato in un appartamento a Milano: una soluzione abitativa scollegata, quindi, dall’abituale contesto del “Villaggio SOS”, ma pur sempre supportata dalle figure che abitualmente offrono sostegno agli ospiti del “Villaggio”.
Tra queste figure vi era Luigi Villa, coinvolto con tutta la sua famiglia nell’esperienza di sostegno. Sollecitato da questa nuova esperienza, Villa propose all’associazione l’adozione di nuove modalità di risposta ai bisogni dei bambini, accanto a quelle consolidate del “Villaggio”. L’esclusione di realizzazioni innovative lo indussero a lasciare l’Associazione per proseguire l’esperienza in atto che portò alla fondazione della cooperativa COMIN, cui contribuirono significativamente, tra gli altri, i coniugi Sanpietro.
Nel corso della sua attività, COMIN è giunta ad organizzare una pluralità di servizi e interventi che offrono risposte innovative ai bisogni riscontrati. La varietà degli interventi si fonda sulla maturata consapevolezza di tre aspetti fondamentali:
- l'imprescindibilità per il minore della famiglia;
- l'importanza per gli operatori della motivazione e della competenza professionale;
- il ruolo irrinunciabile che la comunità sociale può svolgere nel contenimento e nella soluzione delle situazioni di disagio familiare.
COMIN opera allo scopo di promuovere un sempre maggiore benessere sociale, guardando a una comunità più matura, più attenta e sensibile ai bisogni, alle potenzialità di espressione e alle occasioni di sviluppo di ogni persona.
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1975. Le comunità residenziali, ovvero come ribadire l'importanza della famiglia proprio quando il minore ne viene allontanato.
La cooperativa Comin si è costituita nel 1975 per rispondere ai bisogni dei minori allontanati dalle loro famiglie d'origine attraverso l'organizzazione di strutture d'accoglienza diverse dagli Istituti Educativi che, all'epoca, costituivano la modalità d'intervento più diffusa e consolidata.
L'idea di fondo era quella di offrire a questi bambini un ambito di vita il più possibile simile a quello di una normale famiglia, percorsi di crescita individualizzati e relazioni affettivamente pregnanti.
I primi anni di vita della cooperativa furono dedicati a mettere a fuoco il "modello" delle comunità alloggio. Fu subito chiaro che la comunità era e doveva essere come una normale famiglia, ma non era una normale famiglia. Le comunità potevano quindi temporaneamente ospitare bambini allontanati dalla loro famiglia, ma non potevano sostituire la famiglia. Divenne via via sempre più chiara la funzione di sostegno temporaneo che la comunità poteva assumere nei confronti dei bambini e delle famiglie in difficoltà.
Per quanto concerne gli adulti della comunità si trattò di trovare l'equilibrio tra due requisiti imprescindibili per chi opera in comunità: la motivazione e la professionalità. Per questo col tempo la cooperativa ha significativamente scelto di avvalersi di educatori professionali; di garantire sistematici e frequenti incontri sia di supervisione tecnica ad opera di un professionista esterno che di progettazione e verifica educativa in seno all’équipe degli educatori; di garantire la formazione permanente degli educatori; di promuovere la formula delle comunità familiari (basate, cioè, su una famiglia che vive nella comunità) all’interno delle quali coniugare al massimo livello professionalità, accoglienza e motivazione.
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1985. L'assistenza domiciliare per garantire al minore il diritto di crescere nella sua famiglia.
Se l'apertura delle prime comunità alloggio della cooperativa nasceva dalla consapevolezza di quanto inadeguati fossero gli Istituti Educativi, ben presto maturò la consapevolezza di quanto fosse importante evitare anche il ricorso alla comunità, scongiurando in prima istanza l'allontanamento da casa.
Nel 1985 nacque così, attraverso una sperimentazione avviata dal Comune di Milano con la cooperativa Comin, il servizio di assistenza domiciliare ai minori.
L'idea di fondo era quella di intervenire in seno alla famiglia sia a sostegno diretto del minore, sia operando con i membri adulti attraverso interventi specifici, assistenziali, educativi e socializzanti tra loro integrati, di cui alcuni rivolti a singoli membri, altri al nucleo familiare nella sua globalità. La famiglia d'origine veniva considerata un sistema dinamico capace, se opportunamente sostenuto, di attivarsi e recuperare una dimensione soggettiva e progettuale che l’intervento del servizio mirava, allora come oggi, a promuovere e non a sostituire.
Negli ultimi anni la cooperativa si è attrezzata per intervenire domiciliarmente anche nei confronti di nuclei in cui sono presenti minori diversamente abili e ha maturato esperienza anche in un servizio educativo, analogo a quello domiciliare, rivolto ad adolescenti e giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, caratterizzato da una presa in carico più leggera e rivolta al solo ragazzo, ma orientata comunque a fornire un riferimento adulto positivo nella realizzazione di microprogettualità specifiche definite con il ragazzo stesso.
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1995. Il soggetto nel contesto del gruppo, la famiglia all’interno della rete sociale.
La riflessione sulle situazioni prese in carico attraverso l'assistenza domiciliare è sfociata nel 1995 nell'organizzazione di interventi diurni rivolti a gruppi di ragazzi.
Nel tempo gli interventi diurni a gruppo hanno assunto una fisionomia a se stante, ancorché coordinata, quando necessario, con l'intervento domiciliare, e si sono moltiplicati diversificandosi sul territorio. Ogni progetto a gruppo ha previsto forme di rapporto e di intervento con le famiglie d'origine, sia in termini individuali che con il gruppo delle famiglie.
Dall'esperienza degli interventi a gruppo con ragazzi inviati dai Servizi sociali si è poi sviluppata una direttrice di lavoro con i gruppi orientata in senso preventivo, volta a promuovere e rafforzare relazioni di scambio, appartenenza, espressione, collaborazione, progettualità autonoma, solidarietà. La cooperativa ha infatti intrapreso, oltre a interventi di educativa di strada, la gestione di “tempi per le famiglie con bambini da 0 a 3 anni” e di centri d'incontro per bambini e ragazzi in cui vengono organizzate attività educative e culturali ad accesso libero, nei quali si ricerca il coinvolgimento dei genitori e vengono offerti anche spazi di sostegno alla genitorialità. Obiettivo indiretto ma non secondario dei centri d'incontro è quello di sviluppare strategie di partecipazione e contribuire alla "tessitura" della rete sociale all'interno della comunità locale. Impegno recente in questa direzione è stata l’apertura nel 2006, spazio a libero accesso per famiglie con bambini, realizzato, finanziato e gestito in collaborazione con le famiglie del quartiere che lo frequentano, luogo di incontro, spazio progettuale e occasione di integrazione per diverse famiglie “in carico” ai servizi della cooperativa. Il “Giardino” esprime e consolida una direttrice d’intervento della cooperativa che vede nella promozione della coesione sociale il corollario necessario degli interventi a sostegno dei minori e delle famiglie, assumendola come oggetto d’intervento specifico (progetti “Agorà”, “Luoghi comuni”, “Rane volanti”).
La cooperativa ha avuto modo di realizzare interventi a gruppo anche nel contesto scolastico. Progetti specifici, svolti sia all'interno che all'esterno della scuola, sono stati realizzati per favorire l'integrazione e la socializzazione di minori stranieri di recente immigrazione.
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Il nuovo millennio. Intervenire professionalmente a fianco delle famiglie muovendosi tra le risorse delle famiglie in difficoltà e le difficoltà delle famiglie-risorsa.
È sulla scorta della sua storia, delle acquisizioni maturate attraverso la gestione dei servizi attuati e dall'ascolto attento delle difficoltà e dei bisogni individuali espressi in modo specifico da bambini, ragazzi e famiglie che la cooperativa è giunta ai suoi interventi più recenti, accomunati da un orientamento di fondo: il lavoro diretto con le famiglie, che si affiancato ai servizi e alle progettualità esistenti.
Sul versante delle famiglie in difficoltà, la cooperativa ha realizzato un centro diurno per famiglie in carico ai servizi sociali, all'interno del quale completare, arricchendolo, il progetto d'intervento realizzato attraverso lo strumento dell'assistenza domiciliare. Altri progetti hanno riguardato il sostegno alle famiglie durante la fase di rientro dei minori allontanati e il sostegno ai nuclei stranieri durante la fase di ricongiungimento genitori-figli. Nel primo caso, al fine anche di abbreviare le permanenze in comunità, si è voluto offrire alla famiglia un sostegno educativo per affrontare al meglio, creando le premesse per una "tenuta" successiva, quella fase ritenuta impropriamente un "ritorno" a casa e che si configura invece per tutti i membri della famiglia come l'ingresso in una “nuova” situazione relazionale e organizzativa.
Allo stesso modo il ricongiungimento di nuclei stranieri, lungi dal ristabilire la situazione familiare così com'era prima del progetto migratorio, comporta il misurarsi con cambiamenti strutturali fondamentali e con le aspettative reciproche di soggetti che sono cresciuti indipendentemente gli uni dagli altri, e nutrono gli uni nei confronti degli altri aspettative poco realistiche. Il rischio che il ricongiungimento sfoci in una separazione è alto: per questo motivo diviene fondamentale elaborare con le famiglie il ricongiungimento, prima e dopo che questo abbia concretamente luogo.
Sul versante delle famiglie che possono divenire una valida risorsa per i minori in difficoltà aprendosi all'affido nelle sue varie forme, si è aperta una riflessione sulle difficoltà che queste famiglie incontrano relativamente al riconoscimento del loro ruolo, rispetto alla comprensione degli agiti dei bambini che accolgono e talvolta anche sul piano più strettamente organizzativo.
Questa riflessione è sfociata nella decisione di promuovere la formula della "rete" di famiglie aperte all'accoglienza, costituendo la rete un soggetto che può garantire tra i suoi membri varie forme di sostegno reciproco. La rete, inoltre, può assumere una visibilità sul territorio e favorire l'avvicinamento di altre famiglie all'affido, nonché rapportarsi ai servizi e alle istituzioni con una soggettività diversa da quella di una singola famiglia. La cooperativa ha promosso la costituzione di numerose reti sul territorio di Milano e provincia, promuovendo l’affido e l’esperienza della “rete” anche tra le famiglie straniere, nell’ottica della costruzione di una società multietnica non conflittuale e capace di favorire integrazione e appartenenza. La cooperativa partecipa anche al “Servizio Affido Professionale”, una nuova tipologia di affido che prevede una metodologia specifica e riconosce il maggiore investimento di tempo richiesto attraverso un diverso contributo economico. Dalle diverse esperienze condotte con le famiglie aperte all’accoglienza e all’affido, la cooperativa ha maturato la consapevolezza dell’importanza di “accompagnare” ogni esperienza di affido, ossia di garantire ad ogni famiglia affidataria una sicura cornice progettuale dentro alla quale costantemente riposizionare l’esperienza via via condotta, nonché la certezza di un riferimento pedagogico costante col quale comprendere ed elaborare gli accadimenti del percorso di affido. Da questa consapevolezza scaturisce il progetto “affido accompagnato” che impegna la cooperativa nella scommessa di integrare risorse informali e risorse professionali in un percorso di aiuto efficace e rispettoso volto ad assicurare nel 2010 come nel 1975 il diritto del minore di crescere in una famiglia, possibilmente la sua.